PER UN’ECOLOGIA AZZURRA
Di Franco Arminio
Corriere della sera 9.12.2021
Il mondo non ha bisogno dei nostri giudizi, ma delle nostre premure. Per lungo tempo lo abbiamo trascurato. Al massimo era il luogo delle nostre battaglie. Ora è la nostra battaglia, la battaglia ecologica è il gesto fondamentale a questo punto. Il mondo è nelle nostre mani, più di quanto noi siamo nelle sue. Per lungo tempo la nostra vicenda si è svolta senza scalfire più di tanto il cuore delle cose. Ora non è così. Il lavoro da fare è considerare l’umanità come una delle fioriture del mistero in cui siamo immersi e andare avanti con dolcezza e clemenza. Non si tratta né di prendere di mira le nostre conoscenze e calpestarle e neppure di pensare che sono soluzioni indiscutibili. In fondo la vita è una passeggiata di un gigantesco animale sconosciuto che si muove nell’universo come per digerire qualcosa che non doveva mangiare. Forse la storia della mela non ha a che fare con il peccato ma con una indefinibile indigestione avvenuta chissà quando e di cui ancora scontiamo gli effetti.
Il mondo ha una sua necessità che noi dobbiamo interrogare come bambini che vogliono crescere e capire. Attenzione a non giocare tutta la partita sull’ansia, a pensare che andremo avanti in una corsa ad ostacoli sempre più grandi: non è scritto da nessuna parte che il male è il nostro futuro e neppure che il film si svolga seguendo la nostra sceneggiatura. La scelta ecologica non è un modo per allungare l’agonia, per ritardare un’apocalisse già decisa. L’ecologia che ci serve non è solo sporcare di meno, è vivere diversamente, abitare con poesia ogni giornata, rinfrescarci, alleggerire il sentimento di noi stessi, gioire per la vita degli altri prima che per la nostra. Siamo farfalle appesantite che rischiano di spezzare il fiore su cui si posano. L’ecologia non può essere unicamente verde, deve essere anche azzurra, deve tenere insieme la questione ambientale e la questione teologica. Non può essere la decrescita il nostro orizzonte, il nostro orizzonte è la vita lirica, la vita che parte dall’idea che siamo fragili e che stiamo qui per poco: ci vuole silenzio e gentilezza, il rancore è tempo sprecato, la ricchezza è un modo di arricchire i nostri demoni, di inseguire il nostro fallimento a furia di tenerlo lontano.
La gioia è ritrovare una vita comunitaria utilizzando il tempo della tecnica, ricadere nel mito senza negare il lavoro utilissimo della scienza. Non è scritto da nessuna parte che il mito e la ragione non possano coesistere, basta mettere al lavoro assieme il nostro cervello antico e la nostra corteccia. La vera ecologia non è tirare i freni, ma metterci nell’avventura di un mondo completamente nuovo. Non abbiamo bisogno di furbizie per continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto. Dobbiamo imparare a tenere insieme attenzione e mistero, adolescenza e saggezza senile. L’ecologia che ci serve non è l’algebra del meno, è una nuova preghiera, un canto da fare assieme per le strade del mondo. Non abbiamo bisogno di punirci, ma di gioire. La gioia è la vera ecologia.
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